Da bambina sognavo di diventare una ballerina di danza classica, poi mi sono innamorata dei libri e ho deciso che sarebbero diventati il mio mestiere. Li ho visti nascere, prendere corpo, ho corretto chilometri di bozze, preparato schede su schede, a volte ho accompagnato la copia staffetta in tipografia in orari extra lavorativi. Amavo essere un editor, ma in Italia il mercato librario non è “un paese per molti”.
Così ho chiuso in un cassetto i sogni di carta e scelto di uscire ‘allo scoperto’ e vivere di comunicazione. Ebbrezza da pubbliche relazioni, ansia da conferenza stampa, stress da location, sono diventati il mio pane quotidiano: un mondo in cui il calendario è sempre spostato in avanti e seguire le tempistiche è la prima regola!
Progetti grandi, piccoli, a volte piccolissimi, tutti in fila per spiccare il volo e sempre alle prese con un nemico chiamato budget. Un popolo di idee alla ricerca del mecenate perduto! Avete mai sentito parlare del (duro) lavoro del fundraiser? Una via di mezzo tra uno psicologo e un agente di commercio, in alcuni casi un eroe, spesso un piccolo Don Chisciotte.
Io ci provo da alcuni anni….. anche se la definizione che amo di più è quella di manager culturale.
Care about culture nasce da questa esperienza e dal desiderio di raccontare come cultura ed economia possano incontrarsi, parlare la stessa lingua e, magari, crescere insieme.