Che lo stupore sia un “buon segno”, in generale nella vita come nel lavoro, è una verità che ho acquisito da tempo.
Per questo motivo la notizia di una campagna su Indiegogo per realizzare la prima rivista di letteratura italiana contemporanea bilingue, con protagonisti “racconti avvincenti, profondi e divertenti, più due poesie collezionabili per ogni numero” e un illustratore professionista a corredare il tutto (l’ambizione è di diventare un oggetto da collezione), non poteva che suscitare la mia curiosità.
Sto parlando di TheFLR (The Florentine Literary Review), un progetto ideato da “The Florentine”, magazine in lingua inglese che da undici anni funziona da radar per il mondo anglofono che vive e ama Firenze, in collaborazione con l’associazione Forward di Valeria Farill e Alessandro Raveggi, uno che di scrittura e letteratura si occupa per professione, sia come autore sia come docente.
E per saperne di più ho fatto qualche domanda ai diretti interessati ed ecco cosa mi hanno raccontato Alessandro Raveggi, che della nuova rivista sarà il curatore, e Alexandra Korey di “The Florentine”.
TheFLR è un progetto culturale che sceglie uno strumento del secolo scorso, una rivista cartacea, per arrivare tra le mani di lettori ‘lontani’ e magari nativi digitali: è una follia rivoluzionaria o una rivoluzione necessaria?
Alexandra Korey: Ci siamo chiesti anche noi se è una follia. Ma, chi lo dice che la carta è uno strumento solo del secolo scorso? Di recente si è registrato un calo nell’uso degli e-readers e i trend sembrano premiare nuovamente la carta. Noi abbiamo deciso di fare di TheFLR un prodotto cartaceo per due motivi.
Innanzitutto perché è quello che facciamo e amiamo fare: produciamo e stampiamo “The Florentine” da undici anni e sappiamo che viene apprezzato proprio perché la carta dà valore ai contenuti in un modo che il digitale non fa. E poi perché vogliamo che TheFLR diventi un oggetto da collezione, con un lavoro di layout e illustrazione che faccia la differenza, e questo è difficile ottenerlo con Kindle.
Perché il mondo anglofono ‘ha bisogno’ di leggere e conoscere la cultura contemporanea italiana?
Alessandro Raveggi: Perché c’è bisogno di sfatare pregiudizi e prospettive esclusive sulla cosa “Italia” che sono ancora duri a morire. Non possiamo pretendere che l’Italia oggi sia raccontata/tradotta solo dalla Ferrante e da Saviano da un lato o da una visione naif di un’Italia culla del Passato dall’altro: entrambe le opzioni sono interessanti, ma sono parziali (L’Italia del Sud, L’Italia familiare e poi dunque l’Italia camorrista, pare un’equazione destinata a ricacciare l’Italia nel folklore e nel “mafioso”).
Bisogna che il mondo anglosassone incontri la cultura metropolitana, le dinamiche di genere, migratorie e identitarie, i crucci e le possibilità specie delle nuove generazioni italiane.
Oltre a questo, c’è una grande richiesta di nuovi materiali da parte di studenti, studiosi e professori che hanno a disposizione praticamente solo una decina di nuovi autori tradotti in inglese. Non possiamo parlare d’Italia contemporanea continuando a parlare solo di Pasolini o Calvino, abbiamo bisogno di un canone contemporaneo!
Racconti, poesie, illustrazioni: i linguaggi della cultura camminano di nuovo insieme. Avevamo perso l’abitudine di fare una cosa del genere in Italia?
AR: Spesso in Italia prosa e poesia si ghettizzano a vicenda in riviste specializzate dell’una o dell’altra. Voglio una rivista invece nella quale stiano a loro agio insieme e anzi mostrino la loro natura complementare. Diciamo che questo ri-matrimonio sarà officiato dall’illustrazione, perché la rivista dovrà essere un oggetto bello da ascoltare leggere e collezionare. Qualcosa che fa bene alla vista e all’udito.
Dedicare il primo numero del magazine al concetto di “Invasione”, declinandolo in un’accezione positiva, ha molto a che fare con la cronaca di questi giorni: perché avete fatto questa scelta? Pensate che la cultura offra una chiave di lettura importante della contemporaneità?
AK: La scelta del tema “Invasione”, inteso anche come “inondazione”, nasce dalla decisione di pubblicare il primo numero della rivista in occasione dell’anniversario dell’alluvione di Firenze del 4 novembre 1966. Naturalmente è un concetto molto vasto, che ha diverse accezioni.
Non siamo partiti dall’idea di un’invasione di acqua, per affrontare poi quella di un popolo (i turisti? i rifugiati?) e, perché no, quella dell’informazione. E in effetti, l’intenzione è anche quella di affrontare temi di attualità, senza polemizzare comunque o politicizzare i nostri contenuti.
Come si svolgerà il lavoro del comitato editoriale? Come saranno scelti gli autori?
AR: La rivista si presenta monotematica e quindi abbiamo preferito la formula su invito: gli autori saranno invitati a scrivere racconti e testi poetici ad hoc. La redazione sceglierà gli autori nelle corde delle tematiche di volta in volta individuate.
Così sarà per il primo numero, L’Invasione, che sta nascendo attorno alle celebrazioni dell’anniversario dell’alluvione di Firenze. Abbiamo scelto autori che potessero sviluppare la tematica e le suggestioni di questa “inondazione” simbolica.
Oltre a essere bilingue (ci avete convinto), altre due caratteristiche del nuovo Rinascimento?
AR: Posso dire cosa non sarà: non sarà provinciale come certa cultura italiana. Andrà oltre le alternative tra mainstream e nicchia virtuosa. Sarà poi godibile e allo stesso tempo di qualità, come vorremmo fosse la nostra rivista e come credo sia giusto nei confronti di lettori e fruitori oggi altamente “informati” e abili.
AK: Io dico sempre che il nuovo Rinascimento non sarà un rinascimento, perché non possiamo passare tutto il nostro tempo a guardare il passato. Preferisco pensare a un periodo del tutto nuovo. Non so che forma prenderà, ma credo sarà qualcosa di vivace e pieno di entusiasmo.
A questo punto la sfida è lanciata: io ci sto e voi? Avete tempo fino al 5 giugnoper sostenere ThFLR pre-acquistando una copia del primo numero della rivista: basta un click qui.
E che il nuovo Rinascimento ci porti lontano, molto lontano!