Se siete alla ricerca di un attivatore di ottimismo culturale made in Italy (merce ancora piuttosto rara) il mio consiglio è trascorrere un’ora del vostro tempo sfogliando i 40 progetti in gara per la seconda edizione del premio cheFare.
Un’opportunità per associazioni, fondazioni, imprese sociali e comitati, determinati ad accaparrarsi i 100mila euro in palioper realizzare, o rendere ancora più grande, il proprio progetto (sogno?) culturale.
Segni particolari dei progetti in gara? Una sempre più forte (e confortante) connotazione sociale e territoriale delle iniziative, che sono un prezioso scrigno di idee da cui attingere, e un’evidente tendenza al lavoro di rete.
Due aspetti importanti perché contrastano i due ‘difetti’ più noti del mondo culturale e cioè: la tendenza a vedere la cultura come episodio altro rispetto al quotidiano sociale e l’eccessiva autoreferenzialità degli operatori del settore.
Il premio cheFare è un’isola felice? Non credo. Piuttosto penso che questo bando abbia messo in moto una distesa di onde, dopo tanto piatto immobilismo ‘marino’, da spingerci a declamare, con poetico abbandono, le parole del caro Giacomo Leopardi:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
A questo punto, però, chiusa la parentesi lirica, è il momento di passare all’azione (digitale) e votare i progetti che vogliamo spingere in finale. Basta collegarsi al sito, registrarsi ed esprimere le nostre preferenze entro giovedì 13 marzo.
Saranno 8 le idee finaliste che la giuria degli esperti valuterà e fra cui sceglierà il vincitore della nuova edizione del premio, che sarà proclamato il 3 aprile.
Naturalmente non posso darvi alcun suggerimento, se non quello di mettervi in ascolto delle 40 storie che incontrerete sul sito del premio e scegliere quelle che vi faranno saltare sulla sedia al grido: FACCIAMOLO!!
Buon voto a tutti ))