Vi siete mai chiesti quali sia l’habitat ideale per un creativo? Scrivania e tablet? Oppure un prato circondato da verdi colline?
Io ho le idee chiare sull’argomento dopo aver parlato con Francesca Campigli del suo ultimo progetto che, guarda caso, si chiama proprio HABITAT.
Definire Francesca non è facile, quando pensi che sia il teatro la sua ‘nicchia’ te la ritrovi a guidare originali spedizioni sonore (soundwalk), mentre a scuola organizza laboratori di giornalismo per bambini scopri che uno dei suoi sogni è portare la scuola nei musei. Per lei educazione e cultura sono le due facce di una stessa medaglia e il suo lavoro (e il suo entusiasmo) hanno molto a che fare con una postazione di lavoro“autonoma”, “nomade” e (fortuntamente) “determinata”.
Ma partiamo da HABITAT, un progetto formativo che unisce arte, ambiente ed educazione attiva, secondo la classica formula del campo scuola, pensato per ragazzi dai 10 ai 13 anni. Dal 28 luglio al 1° agosto, in un angolo di Toscana quasi magica, i ragazzi avranno la possibilità di vivere un’esperienza di contatto diretto con la Natura, le proprie emozioni e di sperimentare un salutare ozio creativo.
Per saperne di più seguite la scia delle nostre parole, vi faremo da bussola.
Come nasce il progetto HABITAT Campi scuola Natura e Arti?
L’idea di HABITAT mi è venuta in mente proprio ad Aia Santa, il contesto che ospiterà il progetto. Aia Santa si trova a Vespignano, vicino Vicchio: è un luogo suggestivo e accogliente che conosco e frequento da tempo. Qui abitano tre famiglie che propongono percorsi di formazione di modelli di vita sostenibili e solidali (il “progetto Aia Santa” appunto), che hanno subito accolto l’iniziativa di HABITAT.
Come gestirete i ragazzi che parteciperanno al progetto?
La proposta formativa prevede che i ragazzi trascorrano insieme un’intera settimana, senza interruzioni: avranno a disposizione la foresteria di Aia Santa come alloggio. Io potrò contare sulla collaborazione dell’associazione Incontri Ravvicinati che ha messo a disposizione un team di operatori e di professionisti.
Educazione attiva, vita comunitaria e arte sono alla base di HABITAT: come le farete interagire?
La proposta è orientata su vari temi, ma molto sarà stabilito dai ragazzi, dalle loro intenzioni e dai ritmi che inseriranno nelle loro giornate dell’HABITAT. Da parte degli operatori sarà costante l’attività di ascolto e l’affiancamento nella scelta delle modalità di presentazione delle attività; l’idea è di far vivere ai ragazzi delle esperienze dove l’espressione assuma un ruolo importante.
Ci saranno laboratori di percussioni, di arti circensi, oltre a serate di cineforum e saranno attivate anche delle funzioni studiate ad hoc per i singoli partecipanti. Alcuni si occuperanno di realizzare dei video, altri di scrivere, altri di raccogliere immagini per documentare insieme l’HABITAT.
In programma troviamo workshop di “Capanni e racconti”, “Camminate e soundwalk”: ci racconti cosa accadrà in questi appuntamenti?
La costruzione di un capanno è un’attività di tipo pratico dove si esercita la manualità, il pensiero divergente, il senso dell’avventura. Inoltre, c’è aspetto simbolico che è fondamentale, attraverso il progetto di costruirsi un capanno i ragazzi creano un proprio spazio. Qui possono invitare gli amici, raccontarsi i segreti, custodire qualcosa di importante.
Le camminate sono dei momenti di esplorazione dell’ambiente e si legano anche a sessioni di soundwalk, passeggiate sonore dove si “guarda” il paesaggio focalizzandosi sull’ascolto.
C’è anche un momento di “Ozio ispiratore”: in cosa consisterà esattamente?
Durante il soggiorno sono previsti dei momenti che si ripeteranno regolarmente, come delle ritualità. Uno di questi sarà il tempo del riposo, svolto con varie modalità di training finalizzate a favorire il rilassamento dei ragazzi. Inoltre, in base alle idee dei partecipanti, saranno allestiti degli appositi spazi deputati a questi momenti. In modo che il riposo sia ispiratore anche attraverso la contemplazione del paesaggio.
Alla fine del campo avete previsto di realizzare un diario espositivo da mostrare alle famiglie: con quale obiettivo?
Il diario espositivo sarà un momento di restituzione alle famiglie, in occasione della conclusione del campo scuola. Sarà realizzato dai ragazzi per raccontare ai genitori le giornate di HABITAT.
Per permettere alle famiglie di visitare gli spazi, conoscere gli operatori e avere tutte le informazioni per la partecipazione ci sono a disposizione gli Open Day, il prossimo sarà domenica 18 maggio alle ore 16 presso Aia Santa. In questo appuntamento ci sarà modo di incontrarsi direttamente e di scoprire le finalità del progetto. Inoltre, sul sito www.post-land.com/habitat/ è a disposizione una brochure con i contenuti del progetto (la metodologia educativa in particolare).
Ci spieghi cos’è la tua post-land, postazione di lavoro autonoma, nomade e determinata?
E’ la sigla con cui firmo i progetti e le proposte che offro. Lavoro come libera professionista nel settore educativo e culturale, collaborando con vari soggetti. Quello che propongo è legato alle prassi partecipative, alla relazione fra arte e pubblico, al coinvolgimento delle persone negli esiti. Per maggiori informazioni tutti i progetti si trovano sul sito www.post-land.com
Quali sono le due cose più importanti che hai imparato occupandoti di progetti educativi e iniziative culturali?
Per prima cosa accogliere – con la massima attenzione – le risposte che arrivano dalle persone coinvolte nel nostro lavoro, i bambini in primis. In queste risposte ci sono sempre soluzioni e prospettive interessanti.
E poi, penso sia fondamentale creare alleanze e sinergie con altri soggetti per condividere confronti costruttivi, sfide e vissuti.
Grazie Francesca! E buon HABITAT a tutti )