Per una prima all’Opera c’è chi sceglie una comoda poltrona in platea e chi, come me, ha avuto la fortuna di provare un tweet-seat. Niente di particolarmente scomodo, tranquilli, si tratta di una postazione nel primo palco a destra dell’Opera di Firenze occupato sabato sera, per la prima di Madama Butterfly, da una decina di twittatori seriali, compresa me, uniti dall’hashtag: #neverlandOF!
Cos’è #neverlandOF? Presto detto: si tratta di un progetto ideato da Opera di Firenze e OperaVoice e destinato a quanti vivono i social media come luogo eletto della loro comunicazione, soprattutto quando si parla di attività culturali. Partito a Firenze nel gennaio 2015 (in occasione della prima de I Puritani), #neverlandOF è un’isola virtuale fornita di wi-fi con 10 postazioni da cui è possibile twittare pensieri e postare foto durante lo spettacolo, senza dare fastidio al resto del pubblico.
Selezionati dall’Ufficio comunicazione marketing dell’Opera di Firenze, i 10 fortunati inviati sull’isola OF (niente a che vedere con quella televisiva, naturalmente!) sono pregati di raggiungere il teatro in anticipo e, forniti di una pin con tanto di logo in vista, vengono condotti alla scoperta del dietro le quinte di una prima all’Opera.
Un viaggio tra camerini colmi di parrucche e trucchi, in lunghi corridoi dove si respira tensione ed emozione e dove ti capita di conoscere un direttore d’orchestra, poco più che quaratenne, che ti spiega la novità del linguaggio di Madama Butterfly (Puccini la definì “l’opera più sentita e suggestiva ch’io abbia scritto”) e di come lui l’abbia resa fondendo ancora di più musica e testo. Lo stesso direttore d’orchestra che alla fine della rappresentazione trovi in pizzeria e, scusandoti, ti dice: “non mi unisco a voi perché ho un treno tra 7 ore: domani a Torino dirigo Il Barbiere di Siviglia”.
Oppure il giovane regista e il costumista (da Oscar) che, con gentilezza e superando anche una certa comprensibile stanchezza, ti raccontano come hanno costruito il Giappone della loro Butterfly, attingendo dalle stampe di fotografie originali dell’epoca, ma guardando anche alla Cina di Hero e allo stile moderno di personaggi come Corto Maltese per ‘disegnare’ il controverso Pinkerton.
E poi c’è lei il soprano, che incontriamo avvolta in un’elegante vestaglia a fiori (come ogni diva che si rispetti), talmente calata nella parte della sfortunata Cio-Cio-San da portarne già tutto il peso e la malinconia.
Ma il momento è arrivato: si va in scena! Interpreti e ospiti del primo palco a destra. Cosa è successo? Diciamo che il finale non ha riservato sorprese, ma i tweet non sono mancati: seri, serissimi, ma anche simpatici e divertenti con tanto di foto del backstage e dell’onstage (per un dettagliato storify tenete d’occhio la pagina apposita del sito del teatro).
Impressioni? Entrare in sintonia con la storia, far risuonare dentro di noi note, parole ed emozioni, senza perdere di vista lo smartphone, è piuttosto impegnativo, ma ne vale la pena. Un’esperienza del genere ti fa sentire ‘dentro’ quella scatola magica chiamata teatro e ti spinge ad attivare l’interruttore sul tasto “passione”.
Ecco perché penso che iniziative come #neverlandOF andrebbero diffuse a macchio d’olio, soprattutto tra il pubblico dei più giovani: creiamo palchi dove i ragazzi possano twittare di Don Giovanni, Figaro o Tosca, dove ai più piccoli sia permesso di disegnare con pastelli colorati la storia di Violetta o di Carmen.
Portiamoli dietro le quinte a parlare con i cantanti, ascoltarne i vocalizzi, vedere da vicino gli abiti di scena. Sono certa che non lo dimenticheranno e torneranno; e i tweet-seat, tra qualche anno, si trasformeranno in comode poltrone in platea o posti da loggionisti appassionati.
Perché, diciamolo chiaramente, vedere i teatri mezzi vuoti è un brutto spettacolo!
Grazie a Caterina, la mia lonely traveller preferita, per avermi fatto scoprire l’isola OF e a tutto lo staff dell’Opera Firenze.
Per il cast completo della Madama Butterfly ecco il link.