In questi giorni Firenze ospita il convegno internazionale Art-è-Cura organizzato dalla Compagnia del Tao, realtà nata da un gruppo di liberi pensatori desiderosi di ”mettere in analogia e risonanza la natura con le attitudini psico-fisiche dell’uomo” e diventata poi un’associazione culturale con l’obiettivo, tra gli altri, di promuovere la cultura umanista e scientifica dell’antica Cina.
Nel presentare l’evento, Maria Cristina Carratù (giornalista della redazione fiorentina di “Repubblica”) ha intervistato Alfredo Zuppiroli, direttore del dipartimento cardiologico della Asl 10 di Firenze, convinto sostenitore del valore dell’arte nelle pratiche della cura.
Ecco due passaggi che vorrei condividere con tutti voi:
“Dai tempi di Ippocrate si discute se la medicina sia scienza o arte, io penso che sia entrambe le cose. […] Se la scienza spiega, l’arte aiuta a vedere meglio, perché diceva Picasso, è un insieme di bugie che fa capire la verità”
L’arte dunque, nuova frontiera della medicina?
Sì, da un lato, per far esprimere ai malati il loro non-detto, dall’altro per mostrargli la grande arte come mezzo per comprendere, e governare, la propria sofferenza, e trasformare la malattia in occasione di crescita interiore”
p.s. Come cardiologo, Alfredo Zuppiroli confessa di ispirarsi a Shakespeare: “Date al dolore la parola, il dolore che non parla sussurra al cuore, e gli dice di spezzarsi”.