Ho letto (e riletto) con una certa attenzione l‘intervista di Vittorio Zincone a Roberto Cecchi, sottosegretario ai Beni culturali, pubblicata nell’ultimo numero di Sette del Corriere della Sera (2 febbraio 2012). E la consiglio vivamente a quanti si occupano di fundraising culturale.
Penso possa essere utile (prima di tutto a me stessa) sottolineare alcuni passaggi del testo con qualche post-it digitale. Giusto per non perdere di vista concetti e idee su cui tornare e, soprattutto, lavorare…
Cecchi:
… è evidente che se lo stato investe solo lo 0,21% del proprio bilancio rischiamo di far crollare tutto… bisogna coinvolgere anche i privati”
Zincone:
Come?”
Cecchi:
Con delle sinergie”
Zincone:
La formula è un po’ vaga”
Cecchi:
Se unisce il dato sul gradimento [70%, quello che manca riguarda i servizi] a quello sull’affluenza [50% di visitatori concentrati su 6 attrazioni nazionali] risulta evidente cosa intendo per sinergia: il privato deve agire nei servizi e nella valorizzazione dei siti meno frequentati. Il ministero non può organizzare i pulmini per raggiungere ogni piccolo museo del territorio”
Zincone:
Un esempio dello spazio da assegnare ai privati?”
Cecchi:
La possibilità di concordare con le amministrazioni locali gli orari di apertura dei musei. La sinergia coi privati potrebbe creare posti di lavoro per tutti quei ragazzi che hanno studiato storia dell’arte, che sono preparatissimi, ma che finiscono per fare i baristi perché lo Stato, senza fondi, non sa come impiegarli nella valorizzazione del Patrimonio”.
Quest’ultima è proprio la nota più dolente di tutte, almeno per me. Continuare a penalizzare chi ha scelto di investire il proprio futuro professionale sulla cultura in Italia è sempre più inaccettabile.
Ok le sinergie, ma facciamole senza sprecare ulteriori energie umane!