Iniziamo da Beatrice e dal suo clarinetto. Lei è un’allieva della scuola media Verdi di Firenze ed è venuta a scegliere il suo primo clarinetto: la trovo intenta ad osservarlo mentre prende forma davanti ai suoi occhi, lo prende in mano con cautela e lo prova con grande serietà (“Per ora conosco tre suoni”). La seguo poi mentre, soddisfatta al fianco del babbo, porta via la custodia con il ‘nuovo’ amico. Lo terrà con sé sei mesi, poi deciderà se riscattarlo. Storie di ordinaria amministrazione da Onerati, il regno fiorentino degli strumenti a fiato; un luogo in cui, accanto ad artisti di fama, può capitare di imbattersi in un esercito di piccoli musicisti in erba. A raccontarci perché è Cristiano Onerati motore, insieme al fratello Alessandro, di un’interessante iniziativa di alfabetizzazione musicale.
Si tratta del progetto SaràBanda, il primo di questo tipo nato in Italia e partito nel 2003 in collaborazione con Yamaha Musica Italia. Il famoso brand ha poi seguito altre iniziative, ma SaràBanda ha portato avanti il suo programma: insegnare a suonare uno strumento agli studenti delle scuole elementari e medie toscane attraverso lezioni collettive e rifacendosi alla tradizione delle bande musicali. Un modello molto diffuso in Giappone e USA fin dal dopoguerra, ed esteso negli ultimi anni a diversi paesi europei.
La prima scuola toscana ad aderire è stata quella di Reggello: qui i laboratori di musica hanno coinvolto tutte le classi, fino a 250 allievi l’anno, e la pratica strumentale è diventata materia di esame. Poi è stata la volta di Cortona, Monsummano, Livorno, Firenze ecc… oggi sono più di 30 le scuole coinvolte e i ragazzi hanno superato abbondantemente la cifra di 3000.
All’inizio quale aspetto ha richiesto maggiore attenzione?
“All’inizio la difficoltà più grande è stato lo scetticismo degli insegnanti; molto spesso ci siamo trovati davanti persone che non credevano nelle potenzialità del progetto o avevano poca voglia di rimettersi in gioco. Adesso le cose sono cambiate: nel mese di novembre, a Firenze, per il corso di aggiornamento Yamaha destinato ai docenti, abbiamo ricevuto 80 richieste sulle 20 previste”.
E’ difficile seguire il rapporto con le scuole?
“In realtà, dopo l’adesione al progetto, ogni scuola pianifica autonomamente il programma con i ragazzi: c’è chi sceglie di inserire le lezioni di musica in orario curriculare (come a Reggello), oppure farle diventare un’attività extrascolastica (come la scuola Verdi di Firenze). E anche in materia di scelte musicali ci sono ‘gusti’ diversi: alcune scuole si orientano verso la tradizione pop o jazz altri verso quella classica o sul repertorio bandistico, tradizionale o moderno”.
In cosa consiste l’impegno di Onerati?
“Noi presentiamo il progetto alle scuole e le affianchiamo nella messa a punto degli aspetti ‘musicali’: diamo gli strumenti in visione ai docenti, i metodi, offriamo alle scuole facilitazioni per l’acquisto degli strumenti oppure ne predisponiamo il noleggio direttamente con i ragazzi, che potranno poi riscattarli con una piccola spesa aggiuntiva. Abbiamo deciso di non spendere in pubblicità ma di investire in SaràBanda, un investimento decisamente a lungo termine, visto che quello che ci ha spinto fin dall’inizio non è tanto il formare grandi musicisti, quanto il creare il pubblico di domani, quello che comprerà il biglietto per assistere a uno spettacolo o a un concerto tra dieci, venti anni. Un problema che in Italia è sempre più urgente, visto le difficoltà in cui versa il settore culturale. Certo, SaràBanda non esisterebbe senza la collaborazione e il sostegno di varie realtà locali: a volte sono i Comuni a farsi carico delle spese per le scuole, altre volte sono associazioni di vario tipo, in alcuni casi sono le bande “dei grandi” a finanziare il percorso dei piccoli”.
Un passaggio di testimone ‘musicale’?
“In un certo senso possiamo definirlo così…. e ci sono anche simpatiche ripercussioni. A Monte San Savino, per esempio, la banda di paese non riesce più a far fronte al numero crescente di ragazzi usciti dalla scuola e decisi a proseguire la loro attività musicale (in 4 anni sono quasi 300 quelli che hanno imparato a suonare). A Firenze, invece, alla scuola Verdi, che da 26 iscritti del 2007 ora è arrivata a 180, si è costituita La Polverosa, una banda che riunisce gli ex allievi che vogliono continuare a suonare insieme e che conta ben 37 elementi. Inoltre, ci sono già i primi studenti del progetto SaràBanda che entrano in Conservatorio e sembra che se la cavino bene.
Quale consideri il valore più importante del progetto?
E’ un’iniziativa che, oltre a far amare la musica, insegna a confrontarsi e coordinarsi con l’altro. E’ un’esperienza collettiva dalla forte valenza sociale, ed estremamente coinvolgente ed entusiasmante. Il gruppo è la cosa più importante, e sono tanti i casi di perfetta integrazione: un bambino extracomunitario ha imparato prima a suonare che a scrivere in italiano e poi c’è l’esempio di un bimbo con handicap uditivo che nella banda suona con successo la tromba. Per non parlare dell’entusiasmo che contagia i genitori”.
In che senso?
“All’inizio quasi non credono ai loro occhi (e alle loro orecchie!) quando assistono al primo concerto. Poi li vedi commuoversi e vivere con grande orgoglio l’impegno del piccolo musicista di casa (non sempre si tratta di famiglie con una tradizione musicale alle spalle). I genitori diventano anche risorse preziose, come nel caso del mancato arrivo del pullman che doveva portare la banda dei ragazzi a un concerto; in pochi minuti si sono organizzati e, distribuiti musicisti e strumenti nelle varie macchine, sono partiti per raggiungere la sede dell’esibizione. Hanno creato delle associazioni, in alcune scuole si sono anche messi a suonare con i figli, alcuni hanno organizzato persino una pagina Facebook (Banda La Polverosa Jupiter) per promuovere l’attività della banda e spesso seguono i ragazzi nei loro impegni internazionali”
Cioè?
“In occasione degli scambi con alcune gruppi di bande europee, sono stati organizzati viaggi aperti anche alle famiglie. Siamo stati in Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia, e recentemente a Barcellona.
C’eri anche tu?
“Si, e in veste di genitore questa volta. Mio figlio Francesco suona il trombone nella banda La Polverosa e non mi perdo un loro concerto”.
Che dire….. la famiglia Onerati decisamente cares about music!